La qualità dell’aria indoor

La recente pandemia che ci costringe a cambiare i nostri comportamenti quotidiani, coinvolge in modo ancor più importante anche l’aria degli edifici in cui passiamo la maggior parte del nostro tempo, per lavoro e nelle nostre abitazioni.

In un momento storico in cui si chiede ad ogni cittadino di fare la sua parte con comportamenti responsabili e volti a rendere più fluida e veloce l’uscita da questa crisi sanitaria planetaria, riveste un aspetto fondamentale il controllo della qualità dell’aria indoor che respiriamo.

Il Covid-19 è una proteina di cui si conosce ancora poco, ad esempio rispetto al ventaglio di azioni che impiega per annidarsi nel nostro apparato respiratorio.

Si è assodato che Covid-19 è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto con una persona infetta.

La via primaria di trasmissione sono le goccioline del respiro (droplets) delle persone infette ad esempio tramite:

  • saliva (tossendo e starnutendo)
  • contatti diretti personali
  • mani (ad esempio toccando con le mani contaminate e non ancora lavate bocca, naso o occhi).

Si è ipotizzato che nelle aree urbane con importante densità di traffico veicolare, oppure nelle regioni ad alta industrializzazione, dove c’è una forte presenza di particolato fine nell’aria, il virus impieghi le polveri sottili PM2.5 e PM10 come vettori per poi trovare nuovi ospiti in cui annidarsi.

Le polveri sottili, negli ultimi anni, hanno rappresentato una crescente preoccupazione per chi si occupa di vigilarne la presenza nell’aria nelle nostre città, poiché tendono ad innescare malattie respiratorie che coinvolgono sempre più individui.

Insieme alle polveri negli ambienti indoor sono coinvolti anche i composti organici volatili VOC, di cui la formaldeide (HCHO) è uno dei più pericolosi.

La formaldeide viene impiegata come vernice collante di pannelli in legno di truciolato o nobilitato degli arredi ed è inoltre contenuta nei pannelli fonoassorbenti dei controsoffitti e nelle pareti divisorie degli uffici e, negli anni, tende a volatilizzarsi nell’ambiente circostante e raggiungere il nostro apparato respiratorio.

Qualche soluzione per migliorare la qualità dell’aria indoor

Ogni giorno consumiamo circa 8000 lt d’aria, trascorrendo almeno il 90% del nostro tempo in ambienti indoor (chiusi).

Una ventilazione adeguata ed un ricambio d’aria giornaliero degli ambienti diventa pertanto particolarmente utile per ripristinare una corretta salubrità degli ambienti sia di lavoro che abitativi o di svago.

Inoltre, una disinfezione periodica con adeguate apparecchiature professionali e prodotti certificati come PMC (presidio medico chirurgico), tendono a ripristinare un “punto zero” negli ambienti interessati, coinvolgendo, dove presenti, anche gli impianti di ricambio d’aria.

Esistono poi delle applicazioni nel campo delle nanotecnologie, che consentono di rivestire la maggior parte delle superfici e di tutto ciò che viene frequentemente a contatto con le mani (maniglie, corrimano scale, pulsanti ascensori, tastiere pc, ecc.) con dei film invisibili a base di biossido di titanio e argento ad azione fotocatalitica.

La distruzione di Virus, muffe, batteri e altri microrganismi consente l’abbattimento di cattivi odori associati alla loro presenza e di mantenere il substrato in condizioni igieniche elevate.

Diventa importante anche il controllo dello scadimento della qualità dell’aria indoor, oggi abbastanza facile da assolvere tramite l’acquisto di specifici e semplici dispositivi che rilevano diversi valori del particolato (PM 2,5 al PM10), e dei gas come VOC (composti organici volatili), alla CO2 (anidride carbonica), al biossido di azoto (NO2), al monossido di carbonio (CO), la formaldeide (HCHO), ozono (O3) e idrocarburi (HC).

 

(Articolo a cura di Tommaso Rubini)